Gennaro Tedesco - anno scolastico 2008-2009
Gennaro Tedesco - 08-07-2009
Se solo si potesse far capire alla gente che la lingua è come le formule matematiche: queste costituiscono un mondo per se stesse, giocano soltanto con se stesse, non esprimono null'altro che la loro meravigliosa natura e proprio per questo sono così espressive, appunto per questo si rispecchia in loro lo strano gioco di relazioni delle cose. Solo per la loro libertà esse sono membra della natura e solo nei loro liberi movimenti si esterna l'anima del mondo rendendole un tenero metro e tracciato delle cose. Così è anche per la lingua: chi ha un senso fine della sua diteggiatura, della sua cadenza, del suo spirito musicale, chi percepisce in sè il tenero agire della sua intima natura, e muove in armonia la propria lingua o mano, questi sarà burlato dalla lingua stessa e deriso dagli uomini come Cassandra dai Troiani.
Gennaro Tedesco - 13-06-2009
Le spinte della globalizzazione e la controspinta del localismo, la politica non solo educativa europea e nazionale, l'estensione e il consolidamento del processo di autonomia scolastica, la crisi non solo economica mondiale, hanno contribuito alla nascita e alla formazione di una vera e propria ipostatizzazione delle prassi scolastiche che, in qualche modo, in virtù di un processo tutto interno alle istituzioni scolastiche, si è trasformata in un nuovo genere di ideologia .
I numerosi interventi riformatori succedutisi quasi ininterrottamente e spasmodicamente negli ultimi anni e abbattutisi dall'esterno pesantemente sulle teste dei docenti mal pagati, in evidente crisi d'identità e senza validi, moderni e duraturi piani di aggiornamento all'altezza della sfida planetaria della complessità non solo epistemologica e percepiti dagli stessi come estrinseci e non intrinseci al loro sistema di appartenenza, la virulenza e la radicalità dei sommovimenti culturali ed educativi, l'irruenza ideologica dei genitori, assecondata demagogicamente da una classe dirigente che della Scuola, apparato debole, ha fatto merce e moneta di scambio, che ha scambiato la didattica e la formazione come qualcosa di facilmente "erogabile", "standardizzabile" e alla portata di tutti, la mancanza di investimenti e i tagli in tutti i settori della conoscenza, dalla formazione alla ricerca, la totale e assoluta alterità dei nuovi linguaggi e nuovi immaginari delle ultime generazioni di adolescenti e giovani, probabilmente con la non voluta "complicità" delle varie e cangianti gestioni ministeriali, hanno introdotto nel nostro sistema formativo, sia nella scuola vera e propria che nei pochi e in via di estinzione ricercatori e formatori addetti all'aggiornamento, una tendenza sempre più sottile e subdola alla burocratizzazione e soprattutto alla specializzazione non solo del corpo docente ma anche degli stessi dirigenti e degli stessi formatori. Tale fenomeno è in piena maturazione e non sempre viene percepito e tanto meno colto nelle sue stravolgenti dinamiche.
Gennaro Tedesco - 06-06-2009
Non sappiamo come evolverà la crisi che ci sta di fronte. Ma vorrei provare a delineare qualche suo aspetto.
Naturalmente il punto di partenza non può che essere la crisi economica.
Ancora, al momento in cui scrivo, molti, soprattutto in Italia, non si rendono conto della profonda intensità e della imprevedibile durata della crisi.
Ma l'attuale crisi, che stiamo attraversando e di cui non intravediamo neanche l'ombra e la penombra dell'uscita, non è solo un problema finanziario ed economico, pur fondamentale e rilevante, è anche un problema politico. E sugli aspetti politici della crisi soprattutto in Italia e in Europa il silenzio sembra quasi totale.
Come quotidianamente chi scrive ha modo di constatare, numerosi italiani reagiscono alla crisi, ignorandola e persistendo nel loro alto tenore di vita come se tutto fosse come prima.
E' iniziata la fuga dalla responsabilità e dalla libertà...

Gennaro Tedesco - 22-05-2009
La diversità che ti trasforma perché questo e non altro, secondo lo scrivente, dovrebbe essere il senso correttamente inteso di una educazione interculturale è assente. E questa trasformazione identitaria, che è reciproca nel momento dell' "impatto" con l'altro, dovrebbe essere al centro del discorso educativo e soprattutto della pratica educativa. Credo che i docenti, oltre agli allievi e più degli allievi, dovrebbero essere obbligati, prima di svolgere il loro ruolo strategico di educatori, ad andare e fare esperienza in Terre assai lontane. E il racconto del loro viaggio di autoformazione e di trasformazione dovrebbe essere il "capitale" e l'eredità che essi portano in dote ai nostri allievi per spingerli a loro volta ad andare per le infinite vie del vasto mondo per tornare arricchiti e trasformati nel cuore e nella mente, più ibridati e contaminati dall'altro, per porsi al servizio di una comunità divenuta sempre più cosmopolita proprio grazie alla loro acquisita e dialettica alterità .
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